Melone del Kalahari


Il Melone del Deserto del Kalahari


Il Melone del Kalahari (Citrullus lanatus) è una delle piante tropicali meno conosciute; solo recentemente ha ricevuto l’attenzione dei ricercatori e dell’industria cosmetica. “Citrullus” è il diminutivo di Citrus mentre “lanatus” si riferisce ai peli lanosi della giovane pianta.

Appartenente alla Famiglia delle Cucurbitaceae, è originaria dell’Africa meridionale -Botswana, Namibia e Sud Africa- dove è conosciuto come “Tsamma”. Il fusto è di circa 3 metri di lunghezza e presenta peli lanosi, foglie larghe, fiori maschili e femminili prevalentemente verdi all’esterno e gialli all’interno.

Kalahari Melon

Citrullus lanatus produce un frutto che assomiglia esternamente al nostro cocomero (viene anche chiamato cocomero selvatico o bitterwaatlemoen in afrikaans). Al suo interno, una polpa spugnosa dal colore giallo e/o verde chiaro composta per più del 90% di acqua. Il diametro del frutto varia 6 ai 20 centimetri.


I suoi semi sono di colore marrone scuro e hanno una lunghezza che va dai 6 ai 12 mm circa e sono costituiti da circa il 35% di proteine, il 50% di olio e il 5% di fibra alimentare.


CURIOSITA’

Il Melone del Kalahari rappresenta una preziosa risorsa d’acqua sia per i Boscimani che per gli animali che popolano il Deserto del Kalahari.

Nel 1850 David Livingstone descrisse la specie come la più sorprendente del deserto sudafricano e pianta molto importante per i boscimani nomadi del Kalahari.

L’olio di semi di Citrullus lanatus è stato utilizzato per la cura della pelle fin dai tempi degli antichi egizi. Già nel 1922, l’olio dei semi crudi o bolliti veniva utilizzato per idratare la pelle e proteggerla dalle scottature (Van Damme et al., 1922).

I San, masticavano il seme e lo inumidivano con la saliva per creare una pasta cosmetica per conferire alla pelle una lucentezza liscia e sana di colore rosa, per migliorare il loro colore naturale della pelle (Bird, 2010).

È stato anche usato tradizionalmente per produrre sapone in Namibia e in America Centrale e per curare l’acne vulgaris in India (Vermaak et al., 2011)